Non ha forma e non ha nome,
né voce che ricordi le nostre:
eppure chiama, caricando le notti,
simile ad un tepore abbandonato.
Esala intorno incensi, viluppi fusi.
Satura di risposte e di silenzi.
Impara l'aria a sollevare forme,
indefinite falci, ali di lune o soli.
Sfiora di voli chiari trepidi incanti
convolvoli di luce immaginaria.
Aspetta il tempo, come porta chiusa,
oltre il rifugio, in fosfori presagi,
che l'inconsueto luogo, asceso sogno,
prima dell'alba arda e ci richiuda.