Se l'altra realtà è una stanza, fredda di male
sbalzata nel vuoto all'ultimo piano
dell'inesistente, scendo ora su gambe
malferme tutti i gradini dell'ignoto.
Piango e ricomincio da capo a tastare nell'ombra
il terreno senza vedere, lenta, camminando.
Mi ascolto nel silenzio e tengo al petto
gli echi delle paure tormentate.
Oltre qualcosa c'è che attende l'orme del tempo
nuovo che i bivi neri vanno diramando.
M'attarderò soltanto per fissare, rapido
sulle guglie, il balenìo del sole nella sera.
Finché l'alta certezza rifletterà nell'alba
ci saranno fronde per noi e lunghi rami
saldi, che lievi renderanno le salite.